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“Guida rifiuti”: come gestire i rifiuti professionali

17/07/2014

Guida rifiuti

Ecolight, consorzio nazionale per la gestione dei rifiuti elettronici, delle pile e degli accumulatori esausti, ha realizzato una guida per le imprese e i professionisti che devono gestire i loro rifiuti. Un vademecum scritto da Paolo Pipere - esperto di Diritto dell’Ambiente, di Politiche ambientali pubbliche e di Gestione ambientale d’impresa nonché responsabile del Servizio Ambiente ed Ecosostenibilità della Camera di Commercio di Milano - che si propone di essere una bussola nel mare degli obblighi e delle prescrizioni.

Il testo, che è disponibile gratuitamente in formato elettronico (è sufficiente registrarsi su www.ecolight.it), è strutturato in cinque capitoli: cosa si intende per rifiuti professionali; la loro gestione e gli adempimenti richiesti; cosa sono e come devono essere compilati i formulari di trasporto; i registri di carico e scarico e l’avvio al recupero e smaltimento. L’appendice è dedicata alla dismissione dei beni aziendali. «In modo sintetico ma esaustivo, affrontiamo un tema delicato per i rischi che comporta -ci muoviamo in ambito penale con sanzioni che possono arrivare fino a 26mila euro- e per la complessità in quanto le normative non sempre sono di facile interpretazione», spiega il direttore generale di Ecolight, Giancarlo Dezio.

Un dato di partenza: «La gestione dei rifiuti professionali è responsabilità di chi li produce. Ovvero, le aziende e i professionisti hanno l’obbligo di assicurarsi che siano gestiti in maniera corretta conservando la documentazione necessaria che attesti il giusto trattamento». Per questo è importante saper distinguere un rifiuto pericoloso da uno non pericoloso, saper leggere i codici che vengono attribuiti ai diversi materiali di scarto e conoscere come e perché devono essere compilati i vari formulari richiesti. Fondamentale non solamente ai fini ambientali ma anche fiscali, la questione legata al decespitamento dei beni aziendali. La legge introduce la cosiddetta “presunzione di cessione” per i beni che non si trovano più nell’azienda. «Per  “vincere” la presunzione di cessione occorre provare che i beni sono stati regolarmente avviati a distruzione e non sono stati, invece, venduti evadendo le imposte dovute».

In questo mare di normative, emergono però anche dei vantaggi per le imprese. «È possibile una riduzione della tassa comunale sui rifiuti». Precisa Dezio: «La legge infatti scorpora dalla tassa quelle superfici dove vengono prodotti rifiuti di cui è la stessa azienda che si occupa di gestire. Ovviamente con la documentazione alla mano».                                          

Importante è, quindi, conoscere il quadro normativo e sapere cosa fare. 

 

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