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Fibra ottica: un Piano a rilento

05/07/2017

Nelle aree a maggiore densità di imprese, per la banda ultralarga si parte da numeri notevolmente bassi mentre i progetti di investimento sono fermi o rallentati. Sono queste le principali evidenze raccolte da Infratel, società pubblica che attua il Piano. 
A marzo 2017 solo il 2,77% dei 19 milioni di civici censiti risultava servito con collegamenti internet oltre 100 Mbps (oltre 100 megabit per secondo in download e 50 in upload), a fronte del 50,7% che può contare su un livello di servizio superiore ai 30 Mbps e del 46,5% che risulta ancora non coperto.
 
La proiezione al 2020. Nel confronto tra questa consultazione e quella conclusa nel 2016 emerge una sostanziale assenza di crescita nei piani di copertura degli operatori privati a 100 megabit (dal 23,07% al 2018 si è passati al 23,7% previsto ora al 2020). Si registra invece un calo nelle intenzioni di investimento a 30 mbps (dal 47,5% al 2018 al 38,4% al 2020). L’effetto è che aree che si presumeva fossero “grigie o nere” ora vanno considerate “bianche”, ovvero a totale fallimento di mercato, e rappresentano l’8,2% dei 19 milioni di civici presi in considerazione. Il Piano Renzi sulla banda ultra larga con l’intervento pubblico si proponeva di cancellare del tutto le aree bianche, che però alla luce di questi dati rischiano di rimaterializzarsi. 
 
Nello specifico - come riportato da Il Sole 24 Ore del 28 giugno e del 4 luglio - dei 19 milioni di numeri civici considerati (circa 25,5 milioni di unità immobiliari) al 2020 il 18,5% risulterà ancora scoperto. Il 59,9% invece potrà utilizzarla nella versione «over 30» (con tecnologia Vdsl o fiber to the node), solo il 21,7% nel livello «over 100» (tecnologia fiber to the home/building/ distribution point). Questi dati si riferiscono a una copertura al netto delle “linee lunghe” (oltre 500 metri tra il cosiddetto cabinet o armadio di strada ed il civico). Sono 31 gli operatori che hanno risposto alla consultazione: dai big Tim, Fastweb, Vodafone, Open Fiber a tutta una serie di compagnie minori specializzate nel broadband.
 
Il confronto. Infratel mette a confronto la nuova consultazione con quella conclusasi nel giugno 2016, in entrambi i casi si tratta di piani triennali. La differenza è quasi inesistente se si considera l’«over 100»: 23,07% di copertura nella vecchia consultazione (in quel caso l’orizzonte era il 2018) contro il 23,7% previsto oggi al 2020. Tutto questo rimarca il fatto che le intenzioni di investimento non sono cresciute. Anzi, sono addirittura calate se si considera l’«over 30»: si passa dal 47,5% al 38,4%. Conseguentemente, come detto si registra la nascita di nuove «aree bianche», pari al 2020 all’8,2%. In questo modo la copertura con rete pubblica sale dal 3,1% al 37,5%. 
Le ragioni di questo cambiamento, secondo Infratel, sono almeno tre: disinvestimenti, rispetto alla precedente consultazione, per la copertura in banda ultra larga in alcune aree; civici dichiarati coperti con tecnologie wireless (anche Lte mobile) che a seguito delle risposte ricevute risultano «non coperti»; civici dichiarati coperti con tecnologie Vdsl che avendo distanze superiori ai 500 metri dall’abitazione risultano «non coperti». Conclusioni che desteranno prevedibilmente osservazioni e controdeduzioni da parte dei principali player, visto anche il ruolo decisivo di Tim nelle aree grigie.
 
Le prossime tappe. Nella sua nota del 19 giugno, il ministro Carlo Calenda ricordava che «il 23 dicembre Tim comunicava la modifica del suo piano di investimenti per intervenire direttamente in alcune aree bianche, meno del 10% di quelle oggetto del bando di gara, e di non avere più interesse ad intervenire in alcune aree grigie a parziale fallimento di mercato». L’incontro con i vertici tuttavia non è stato ancora convocato ed è probabile che Calenda attenda prima che si concluda la procedura di valutazione legale affidata alle autorità competenti per verificare se, modificando le intenzioni di investimento triennali rispetto alla prima consultazione, l’azienda ha effettivamente rispettato tutti i criteri previsti dalla Ue.
Nel Governo c’è inoltre una certa apprensione per la lentezza con la quale rischiano di essere coperte alcune aree industriali: il 65% delle imprese risulta essere attivo proprio nelle aree grigie. Al 2020, secondo la consultazione, le aree non coperte sarebbero addirittura pari al 25% in Piemonte e in Emilia-Romagna, del 25.5% in Toscana, del 21,2% in Lombardia.
 
Partiranno ora 15 giorni per le osservazioni degli operatori alla consultazione. Poi il Governo, sulla base di questi dati, avvierà con la Commissione europea il negoziato per supportare la diffusione dell’ultrabroadband nelle aree grigie e nere con voucher diretti per le imprese che effettuano il salto tecnologico.

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